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Nel cuore della città                                                                                      31



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                                                                      In men che non si dica arrivarono all’oratorio car-
                      Il Giardino                                  riole, vanghe e badili. Fu assai divertente poi seguire

                       delle rose                                  il modo maldestro con il quale gli improvvisati giar-
                                                                   dinieri maneggiavano gli strumenti da lavoro. Si an-
                                                                   dava a gara per scavare la buca più profonda per
                                                                   mettere a dimora ai bordi del campo piante di alto
                                                                   fusto e, dove c’erano spazi idonei, arbusti di rose di
                                                                   ogni colore e varietà.


             Come è stato detto, i vasti edifici che facevano da      Non restava che attendere e sperare. Per le piante
          cornice agli spazi cortilizi del complesso monumentale   la vita non fu facile. Pochi avrebbero scommesso sul
          di S.Chiara non sembravano i più idonei, con il loro     loro futuro. Chi, infatti, le avrebbe difese da tanti in-
          aspetto austero e degradato, per offrire ai ragazzi una  cauti e distratti giocatori di pallone?
          gradevole accoglienza.                                      Il miracolo invece si realizzò, e più in fretta di
             Anche l’ambiente, l’ordine, la bellezza fanno edu-    quanto non si potesse sperare. Dopo qualche anno fu
          cazione. Come l’aria che si respira. Ma come concre-     un trionfo di verde e di stupende fioriture.
          tamente si poteva intervenire?                              Le rose rampicanti avevano raggiunto il terrazzo
             Non certo con le ristrutturazione già parzialmente    sovrastante il portico, coprendo al tempo stesso spazi
          in atto e che necessitavano di tempi lunghi e non alla   umili e fatiscenti con un’esplosione di vita e di colore.
          portata dei mezzi disponibili per la normale attività       Fu così che a qualcuno venne in mente allora di
          dell’oratorio.                                           chiamare l’oratorio “il giardino delle rose”, un nome
             Che cosa di meglio ci poteva essere se non quello     portato per molti anni e che tanto si addiceva a quel-
          di pensare al verde, alle piante, ai fiori? E così fu. Ci  l’ambiente adorno di profumata fioritura, in chiara
          si mise all’opera con visibile entusiasmo dei primi      sintonia con i giorni “dell’età fiorita” che i ragazzi
          ragazzi, di quelli che già si sentivano di casa e che    dell’oratorio venivano gioiosamente a vivere.
          accettavano ogni proposta di lavoro come un gioco.          Lo spettacolo floreale si rinnovò, da maggio a set-
          Educatori e ragazzi si adoperarono per realizzare un     tembre, per molti anni, fino a quando l’immenso e






























                       “Il giardino
                       delle rose”,
                      immagine da
                    un fotogramma
                     filmico 8 mm.
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