Page 5 - eta fiorita web_Neat
P. 5
3
Presentazione
di Dante Colli
Non poteva mancare in questo cambiamento da tutti loro realizzarsi e manifestarsi per capire e spiegare
definito epocale un volume che facesse il punto sulla bene gli anni dell’Oratorio. Molti di noi successiva-
storia dell’Oratorio cittadino. Questa opportuna pub- mente tornarono alle loro parrocchie ma con uno spi-
blicazione si aggiunge ad altre i cui promotori hanno rito che contribuì ad evidenziare la formazione ricevu-
sentito la stessa necessità o ancor più il dovere morale ta a servizio di movimenti e associazioni che riprende-
di fissare nel tempo una realtà e un impegno che li ha vano le loro attività. Non ci staccammo però da questa
visti protagonisti, ma soprattutto testimoni in questo realtà del campo che continuava a rimanere centrale
mondo sempre più nuovo e collocato ormai nel conso- contribuendo a formare spiriti liberi e coscienze de-
lidato tempo di Internet, un immenso palcoscenico di mocratiche che hanno dato un notevole contributo alla
cui non vediamo nemmeno le possibili dimensioni. vita civile e politica della nostra città. Pur dalla peri-
Eppure è proprio questo confronto che valorizza in- feria continuai quanto meno a seguire pur giovanissi-
comparabilmente questo volume per tutto ciò che di mo lo sviluppo di quanto avevo visto iniziare, tanto è
autobiografico, di impegno educativo, di sorridente, di vero che quando si istituì il Club del Corso sbrigati-
malinconico ciascuno dei collaboratori vi ha immesso. vamente mi dissero che ero troppo giovane per iscri-
Questo lungo racconto si giustifica perché siamo parte vermi. Aggiungo un’ultima immagine.
della nostra chiesa, perché siamo carpigiani, perché Nel 1950 frequentavo la II Liceo Scientifico e dalle
amiamo questa nostra città e qui ci sentiamo a casa. finestre lo sguardo correva spesso al sottostante orto
Sono convinto inoltre che leggendo il volume ci si delle Cappuccine che ricordo in particolare in un gior-
troverà di fronte a una serie di riscoperte la cui credi- no primaverile in cui le monache facevano bucato. Le
bilità è superiore al clamore a cui si affidano tante seguivo svelte correre dal porticato all’angolo dove
novità per quel tanto in più che dà la vita veramente era sistemato al fugoun, una fornacella all’aperto sulla
vissuta e che sfugge ai tanti travisamenti a cui è sot- quale bolliva in dal paròl l’acqua necessaria. Poi tutto
toposta la cronaca. Questo pertanto non è un libro di l’orto si riempiva di bianche lenzuola svolazzanti stese
memorie. L’alone che circonda personaggi e fatti e ad asciugare. Quell’immagine è cinematograficamente
che persiste è talmente concreto e attivo in ognuno da nei miei occhi: ogni soffio di vento, ogni sagoma, ogni
fornire semplicemente nuova luce e nuova linfa in un suggerimento visivo. Fu l’ultimo grande bucato, quel-
quadro d’assieme che non solo è consolidato ma ha lo che le suore facevano alcune volte all’anno e che
saputo rinnovarsi con coraggiose iniziative. Parlare impegnava tutto il convento, perché il 18 agosto suc-
dell’Oratorio cittadino per gente della mia generazio- cessivo le Cappuccine si trasferirono in via Trento
ne significa inevitabilmente dare via libera ai ricordi e Trieste e anche quella parte del grande fabbricato ven-
a vicende che stabiliscono una continuità di grande ne acquisita dall’A.C.E.G., la Fondazione costituitasi
significato e valore. Per noi quelle mura e quegli spazi nel 1948. Non ci interessano in questa sede gli svilup-
sono ancora il campo di don Benatti i cui ricordi spar- pi successivi, del resto ricordati in altra parte del vo-
si vogliono solo dire quanto fosse forte il nostro lume. Vale solo la pena che ricordi che provai un balzo
coinvolgimento in virtù di una presenza costante che al cuore quando alcuni anni or sono visitai la nuova
usufruì di innumerevoli stimoli sparsi da don Vincen- cappella dell’Oratorio sistemata nella mia vecchia aula
zo a piene mani tanto che non dimenticò nessuna di IV liceo a riprova di un’occupazione totale dei lo-
espressione religiosa, civile e sociale (persino il Club cali debitamente risistemati con un’intera ala dedicata
Alpino Italiano a Carpi nacque per sue sollecitazioni). alle sedi scout.
Furono anni ricchi di sensibilità e di un impegno che Ma riprendendo il filo e il senso di questa presen-
è riscontrabile in Diocesi a partire da don Armando tazione ci basterà dire che il 2 marzo 1952 si inaugura
Benatti e poi attraverso don Zeno, mamma Nina, don l’Oratorio con la direzione di don Sergio Galli a cui
Vincenzo Saltini, Odoardo Focherini, fino a questi anni subentra don Nino Levratti nel 1954 e il campo di don
del campo che è necessario riprendere e ricordare nel Benatti diventa ufficialmente e per le nuove genera-

