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                                              Presentazione




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             Non poteva mancare in questo cambiamento da tutti     loro realizzarsi e manifestarsi per capire e spiegare
          definito epocale un volume che facesse il punto sulla    bene gli anni dell’Oratorio. Molti di noi successiva-
          storia dell’Oratorio cittadino. Questa opportuna pub-    mente tornarono alle loro parrocchie ma con uno spi-
          blicazione si aggiunge ad altre i cui promotori hanno    rito che contribuì ad evidenziare la formazione ricevu-
          sentito la stessa necessità o ancor più il dovere morale  ta a servizio di movimenti e associazioni che riprende-
          di fissare nel tempo una realtà e un impegno che li ha   vano le loro attività. Non ci staccammo però da questa
          visti protagonisti, ma soprattutto testimoni in questo   realtà del  campo che continuava a rimanere centrale
          mondo sempre più nuovo e collocato ormai nel conso-      contribuendo a formare spiriti liberi e coscienze de-
          lidato tempo di Internet, un immenso palcoscenico di     mocratiche che hanno dato un notevole contributo alla
          cui non vediamo nemmeno le possibili dimensioni.         vita civile e politica della nostra città. Pur dalla peri-
          Eppure è proprio questo confronto che valorizza in-      feria continuai quanto meno a seguire pur giovanissi-
          comparabilmente questo volume per tutto ciò che di       mo lo sviluppo di quanto avevo visto iniziare, tanto è
          autobiografico, di impegno educativo, di sorridente, di  vero che quando si istituì il  Club del Corso sbrigati-
          malinconico ciascuno dei collaboratori vi ha immesso.    vamente mi dissero che ero troppo giovane per iscri-
          Questo lungo racconto si giustifica perché siamo parte   vermi. Aggiungo un’ultima immagine.
          della nostra chiesa, perché siamo carpigiani, perché        Nel 1950 frequentavo la II Liceo Scientifico e dalle
          amiamo questa nostra città e qui ci sentiamo a casa.     finestre lo sguardo correva spesso al sottostante orto
          Sono convinto inoltre che leggendo il volume ci si       delle Cappuccine che ricordo in particolare in un gior-
          troverà di fronte a una serie di riscoperte la cui credi-  no primaverile in cui le monache facevano bucato. Le
          bilità è superiore al clamore a cui si affidano tante    seguivo svelte correre dal porticato all’angolo dove
          novità per quel tanto in più che dà la vita veramente    era sistemato al fugoun, una fornacella all’aperto sulla
          vissuta e che sfugge ai tanti travisamenti a cui è sot-  quale bolliva in dal paròl l’acqua necessaria. Poi tutto
          toposta la cronaca. Questo pertanto non è un libro di    l’orto si riempiva di bianche lenzuola svolazzanti stese
          memorie. L’alone  che circonda personaggi e fatti e      ad asciugare. Quell’immagine è cinematograficamente
          che persiste è talmente concreto e attivo in ognuno da   nei miei occhi: ogni soffio di vento, ogni sagoma, ogni
          fornire semplicemente nuova luce e nuova linfa in un     suggerimento visivo. Fu l’ultimo grande bucato, quel-
          quadro d’assieme che non solo è consolidato ma ha        lo che le suore facevano alcune volte all’anno e che
          saputo rinnovarsi con coraggiose iniziative. Parlare     impegnava tutto il convento, perché il 18 agosto suc-
          dell’Oratorio cittadino per gente della mia generazio-   cessivo le Cappuccine si trasferirono in via  Trento
          ne significa inevitabilmente dare via libera ai ricordi e  Trieste e anche quella parte del grande fabbricato ven-
          a vicende che stabiliscono una continuità di grande      ne acquisita dall’A.C.E.G., la Fondazione costituitasi
          significato e valore. Per noi quelle mura e quegli spazi  nel 1948. Non ci interessano in questa sede gli svilup-
          sono ancora il campo di don Benatti i cui ricordi spar-  pi successivi, del resto ricordati in altra parte del vo-
          si vogliono solo dire quanto fosse forte il nostro       lume. Vale solo la pena che ricordi che provai un balzo
          coinvolgimento in virtù di una presenza costante che     al cuore quando alcuni anni or sono  visitai la nuova
          usufruì di innumerevoli stimoli sparsi da don Vincen-    cappella dell’Oratorio sistemata nella mia vecchia aula
          zo a piene mani tanto che non dimenticò nessuna          di IV liceo a riprova di un’occupazione totale dei lo-
          espressione religiosa, civile e sociale (persino il Club  cali debitamente risistemati con un’intera ala dedicata
          Alpino Italiano a Carpi nacque per sue sollecitazioni).  alle sedi scout.
          Furono anni ricchi di sensibilità e di un impegno che       Ma riprendendo il filo e il senso di questa presen-
          è riscontrabile in Diocesi a  partire da don  Armando    tazione ci basterà dire che il 2 marzo 1952 si inaugura
          Benatti e poi attraverso don Zeno, mamma Nina, don       l’Oratorio con la direzione di don Sergio Galli a cui
          Vincenzo Saltini, Odoardo Focherini, fino a questi anni  subentra don Nino Levratti nel 1954 e il campo di don
          del campo che è necessario riprendere e ricordare nel    Benatti diventa ufficialmente e per le nuove genera-
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