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                   nessuna ragione al mondo si sarebbero privati di un     in mille modi. Adesso lo stringe solo forte a sé. Senza
                   momento così bello ed esaltante per i propri figli; erano  parole.
                   tutti sistemati in un decoroso Hotel in centro. Di quei
                   momenti vissuti tutti assieme ricordo le pacate discus-    Non cambia l’atmosfera nel ritiro. Si ride ancora a
                   sione tattico tecniche. Una specie di democrazia        “sud di Pago Pago” come è solito intercalare nei di-
                   gestionale dell’evento. In cui tutti esprimevano il pro-  scorsi più vari un nonno speciale: l’inossidabile Benetti.
                   prio parere garbatamente. Sotto lo sguardo indulgente   Il clima dimostra che tutti sanno che la vera vittoria è
                   di don Nino e quello sornione tra il serio e il canzo-  essere qui. Nella seconda partita incontriamo la Sarde-
                   natorio di Lino, vero “Deus ex machina” dell’impresa;   gna. In pratica il vivaio del Cagliari. Sono bravissimi.
                   e poi i bei momenti e le risate a tavola e le chiacchie-  Il copione della prima sembra ripetersi. Alla fine sia-
                   rate fino a tarda sera. Ma soprattutto l’occasione      mo bravi a conquistare un pareggio. Vale moltissimo
                   imperdibile di visitare i “sassi” di Matera. Gli stessi  per noi. Perché lasciamo quota zero. Non siamo ulti-
                   più volte visti al cinema negli ultimi anni, come nel   mi. E nell’ultima partita del girone, col Piemonte, fi-
                   film di Gibson, “The Passion”.  Edifici dall’impatto    nalmente troviamo un avversario alla nostra portata.
                   visivo stupefacente e dal fascino intatto.  Arrampicati  Giochiamo senza assilli ormai. Questo ci giova perché
                   a strati arditi su un anfiteatro di rocce carsiche. Un  vinciamo bene. I ragazzi sono raggianti. I genitori
                   paesaggio tutto intarsiato di scale ed anfratti resi    anche. Chiudiamo questa esperienza portando con noi
                   abitabili. Le case sovrapposte e compenetranti, satura-  la certezza di avere dato quello che potevamo dare,
                   no ogni spazio che la mente possa concepire,            senza rimpianti.
                   riconvertendolo in manufatto.  Uno spettacolo che, a
                   causa dell’allora stato di semiabbandono in cui versa-     Poi tutti assieme alla finale, ma prima assistiamo
                   vano, finiva per risultare a volte spettrale,  ma sostan-  alla amichevole della “nazionale” dello Scarabocchio.
                   zialmente un impareggiabile esempio di architettura     Una squadra che raccoglie il meglio degli elementi
                   rupestre. Ci addentrammo meravigliati di tanta bellez-  delle diverse squadre presenti. La seleziona un ex col-
                   za, interrogandoci spesso sui motivi per i quali ancora  laboratore di  Valcareggi. Chiama proprio il nostro
                   fossero così poco battuti dai grandi circuiti turistici.  Baraldini che infatti giocherà e si farà onore a
                                                                           centrocampo.  Il torneo chiude i battenti con una festa
                   Si gioca                                                senza megalomanie ma che rimane nella mente, così
                                                                           come resta il senso di avere fatto parte di un evento
                     Poi venne il giorno della prima partita. Parlare di   difficilmente ripetibile.
                   emozione è dire poco. Ho guardato i ragazzi ad uno ad
                   uno, cercavamo, Lino ed io, di trasmettere più tran-
                   quillità possibile. Opera per niente facile almeno a
                   giudicare da quello che provavo io stesso. L’ingresso
                   in campo. I numerosi spettatori sugli spalti. L’ufficialità
                   dell’evento. Le stesse divise impeccabili degli arbitri.
                   La dirigenza nazionale in tribuna. “Qui si fa sul serio”.
                   C’è di fronte la squadra della Campania. In pratica
                   gioca in casa. È fortissima. Noi perdiamo. Ma non è
                   una disfatta. Giocano meglio. Onore a loro. Vinceran-
                   no addirittura il torneo, infatti. Ricordo le facce dei
                   nostri ragazzi. Brusco risveglio. Senso di impotenza.
                   Qualche lacrima. Ma poi sappiamo toccare le corde
                   giuste. Don Nino fa capire più col sorriso che con le
                   parole, che non è proprio la prima delle sue preoccu-
                   pazioni questa sconfitta. “E poi diamine, abbiamo
                   ancora due partite. Possiamo farcela”. Ricordo i
                   guantoni giù del portiere Calzolari. Il suo viso di vetro
                   per l’emozione. Suo padre che prima lo aveva caricato
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