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84 I fatti e gli eventi
nessuna ragione al mondo si sarebbero privati di un in mille modi. Adesso lo stringe solo forte a sé. Senza
momento così bello ed esaltante per i propri figli; erano parole.
tutti sistemati in un decoroso Hotel in centro. Di quei
momenti vissuti tutti assieme ricordo le pacate discus- Non cambia l’atmosfera nel ritiro. Si ride ancora a
sione tattico tecniche. Una specie di democrazia “sud di Pago Pago” come è solito intercalare nei di-
gestionale dell’evento. In cui tutti esprimevano il pro- scorsi più vari un nonno speciale: l’inossidabile Benetti.
prio parere garbatamente. Sotto lo sguardo indulgente Il clima dimostra che tutti sanno che la vera vittoria è
di don Nino e quello sornione tra il serio e il canzo- essere qui. Nella seconda partita incontriamo la Sarde-
natorio di Lino, vero “Deus ex machina” dell’impresa; gna. In pratica il vivaio del Cagliari. Sono bravissimi.
e poi i bei momenti e le risate a tavola e le chiacchie- Il copione della prima sembra ripetersi. Alla fine sia-
rate fino a tarda sera. Ma soprattutto l’occasione mo bravi a conquistare un pareggio. Vale moltissimo
imperdibile di visitare i “sassi” di Matera. Gli stessi per noi. Perché lasciamo quota zero. Non siamo ulti-
più volte visti al cinema negli ultimi anni, come nel mi. E nell’ultima partita del girone, col Piemonte, fi-
film di Gibson, “The Passion”. Edifici dall’impatto nalmente troviamo un avversario alla nostra portata.
visivo stupefacente e dal fascino intatto. Arrampicati Giochiamo senza assilli ormai. Questo ci giova perché
a strati arditi su un anfiteatro di rocce carsiche. Un vinciamo bene. I ragazzi sono raggianti. I genitori
paesaggio tutto intarsiato di scale ed anfratti resi anche. Chiudiamo questa esperienza portando con noi
abitabili. Le case sovrapposte e compenetranti, satura- la certezza di avere dato quello che potevamo dare,
no ogni spazio che la mente possa concepire, senza rimpianti.
riconvertendolo in manufatto. Uno spettacolo che, a
causa dell’allora stato di semiabbandono in cui versa- Poi tutti assieme alla finale, ma prima assistiamo
vano, finiva per risultare a volte spettrale, ma sostan- alla amichevole della “nazionale” dello Scarabocchio.
zialmente un impareggiabile esempio di architettura Una squadra che raccoglie il meglio degli elementi
rupestre. Ci addentrammo meravigliati di tanta bellez- delle diverse squadre presenti. La seleziona un ex col-
za, interrogandoci spesso sui motivi per i quali ancora laboratore di Valcareggi. Chiama proprio il nostro
fossero così poco battuti dai grandi circuiti turistici. Baraldini che infatti giocherà e si farà onore a
centrocampo. Il torneo chiude i battenti con una festa
Si gioca senza megalomanie ma che rimane nella mente, così
come resta il senso di avere fatto parte di un evento
Poi venne il giorno della prima partita. Parlare di difficilmente ripetibile.
emozione è dire poco. Ho guardato i ragazzi ad uno ad
uno, cercavamo, Lino ed io, di trasmettere più tran-
quillità possibile. Opera per niente facile almeno a
giudicare da quello che provavo io stesso. L’ingresso
in campo. I numerosi spettatori sugli spalti. L’ufficialità
dell’evento. Le stesse divise impeccabili degli arbitri.
La dirigenza nazionale in tribuna. “Qui si fa sul serio”.
C’è di fronte la squadra della Campania. In pratica
gioca in casa. È fortissima. Noi perdiamo. Ma non è
una disfatta. Giocano meglio. Onore a loro. Vinceran-
no addirittura il torneo, infatti. Ricordo le facce dei
nostri ragazzi. Brusco risveglio. Senso di impotenza.
Qualche lacrima. Ma poi sappiamo toccare le corde
giuste. Don Nino fa capire più col sorriso che con le
parole, che non è proprio la prima delle sue preoccu-
pazioni questa sconfitta. “E poi diamine, abbiamo
ancora due partite. Possiamo farcela”. Ricordo i
guantoni giù del portiere Calzolari. Il suo viso di vetro
per l’emozione. Suo padre che prima lo aveva caricato

