Page 46 - eta fiorita web_Neat
P. 46

44                                                                                Una missione da compiere


                   Don Vincenzo                                               Il papà, che gli fu accanto nelle prime ardimentose
                   e il suo calvario                                       opere di ricostruzione dei locali destinati alla Fonda-
                                                                           zione, morì di tetano per la ferita provocatagli da un
                     Per tutto questo don  Vincenzo non ebbe il plauso     chiodo arrugginito.
                   generale.  Tutt’altro. Incominciò presto – come lui lo     La mamma Renata, una santa donna, fu vicina al
                   chiamò – il suo calvario.                               figlio in qualsiasi febbrile attività con amorevole at-
                                                                           tenzione anche per i giovani collaboratori di don Vin-

                     Qualcuno, geloso del loro orticello, osservava que-   cenzo che considerava altrettanti figli. La sua porta era
                   sta straordinaria convergenza di giovani verso il Corso  sempre aperta, per chiunque. Ma, nella sua semplicità,
                   con meraviglia e, in seguito, con una non celata pre-   nella sua sensibilità di madre, non disdegnava talvolta
                   occupazione.                                            di sollecitare Alves (il nome di battesimo di don Vin-
                     Don Vincenzo non pensava ai “pochi” delle parroc-     cenzo) che aveva tante risorse, che si interessava di
                   chie, ma a tutti gli altri, ai lontani, ai cosiddetti “per-  tante persone, a pensare “un po’” anche ai suoi fratelli.
                   duti” dopo i sacramenti dell’iniziazione cristiana.        Non sorprende che don  Vincenzo, nella crescita e
                     Egli intanto aveva iniziato a formare e ad allenare   nello sviluppo delle sue opere, chiedesse la collabora-
                   i migliori, i più generosi ed intelligenti “Ragazzi del  zione e dimostrasse fiducia ai suoi familiari. Ma que-
                   campo” a uscire allo scoperto, a buttarsi nella mischia,  sto probabilmente fu un rischio e una debolezza. Negli
                   a testimoniare con coraggio la fede, anche in campo     ultimi tempi della sua vita lo riconobbe come “il suo
                   socio-politico.                                         errore”.
                     I risultati furono sorprendenti, e qualcuno arrivò in    E pensò anche ai rimedi. Nel suo testamento non
                   Parlamento.                                             lasciò nulla ai parenti, ma tutto alle Chiese sparse per
                                                                           l’Italia ove aveva operato a favore dei giovani operai

                     Ma la via crucis continuava. Un suo confratello af-   bisognosi di qualificazione per affrontare la vita.
                   ferma di averlo visto piangere. Lui che sembrava un
                   duro incapace di emozioni, che mai era soddisfatto
                   della mediocrità… qualcuno è riuscito a farlo piange-   “I ragazzi del campo”
                   re.                                                     grati, ricordano
                     Egli stesso raccontò che fu invitato dal suo Vesco-
                   vo, da poco eletto a reggere la Diocesi di Carpi, a        Con i superstiti dei Ragazzi del Campo da qualche
                   portare tutti i libri contabili della Fondazione in Curia  anno mi reco a Torri del Benaco, sul Lago di Garda.
                   per un doveroso controllo. Senza preavvisi, senza al-   Raggiungo il cimitero e celebro la S.Messa sulla tom-
                   cuna rispettosa attenzione per chi era pastoralmente    ba di don Benatti, situata nella piccola cappella. I suoi
                   così impegnato per la gioventù della città.             ragazzi ritornano lì a rinnovare la loro gratitudine con
                     Ricordando tutto questo don  Vincenzo così espri-     la preghiera di suffragio nel piccolo, pittoresco cam-
                   meva la sua amarezza: “I superiori, certamente in buona  posanto che ha trovato spazio con fatica, sul versante
                   fede, si santificano facendo soffrire gli altri… buttan-  roccioso della montagna che guarda il lago. Lo stesso
                   do pesanti croci sulle spalle di coloro che dovrebbero  versante dove è posta la casa nella quale ha trascorso
                   comprendere ed amare”. E poi si riprendeva ricono-      gli ultimi anni della vita amorevolmente assistito dalla
                   scendo di aver esagerato e aggiungeva: “Poi le prove    signora Loris.
                   vengono superate e si ringrazia Dio per essere stati       Don Vincenzo ha terminato i suoi giorni, malato e
                   provati… Le sofferenze costituiscono il miglior cemento  stanco, ma sereno, al cospetto di panorami incantevoli
                   che tiene ben unite le pietre della costruzione”.       e di incomparabili e dolci tramonti sul Lago di Garda.
                                                                           Nell’ultima messa celebrata con i Ragazzi del Campo
                     Don Benatti proveniva da una famiglia povera. La      (1 giugno 1996) nella chiesa di S.Bernardino da Siena,
                   mamma e il padre erano persone semplici che avevano     accanto alla quale egli aveva fatto costruire un nuovo
                   lavorato sodo per allevare i loro figli; persone che    monastero, davanti al vescovo Mons. Staffieri, ha ri-
                   avevano sperimentato la fatica di vivere, all’inizio del  volto loro con evidente commozione queste parole:
                   secolo scorso.                                             “Ecc. Rev.ma, desidero porgere a lei il mio primo,
   41   42   43   44   45   46   47   48   49   50   51