Page 48 - eta fiorita web_Neat
P. 48

46                                                                                Una missione da compiere


                   darsi di me nelle loro preghiere.                       e rivissuto momenti felici e no della nostra giovinezza,
                     Il 23 dicembre ultimo scorso i nostri custodi ci dis-  ora però e necessario tornare a valle nella realtà della
                   sero che per Natale avrebbero preparato un pranzo       vita. Se è vero che col passare degli anni il nostro
                   che non avrebbero dimenticato per tutta la vita. L’ora  animo non invecchia, così non è per il nostro corpo.
                   del pranzo natalizio, ci portarono un qualcosa che      Io vi ho preceduto, ma voi mi avete sempre seguito.
                   assomigliava a un minestrone. La condizione però da        La primavera e l’estate sono passate ed ora per
                   loro posta perché potessimo mangiare, a quella di       tutti noi è giunto l’autunno e per me è già vicino l’in-
                   cantare prima del pranzo del fascismo. Restammo per     verno.
                   un momento tutti muti: poi, come se prima l’avessimo       Ma anche l’autunno con i suoi tramonti, che sem-
                   concordato fra noi, con tutta la voce che avevamo in    brano durare eternamente, ha qualche cosa di mera-
                   petto abbiamo intonato l’inno “Fratelli d’Italia”, ma   viglioso. Questa è la stagione che in un modo partico-
                   dopo poche note le nostre voci si sono spente ed ab-    lare ci porta a pensare, a meditare, a pregare.  Alla
                   biamo pianto. I nostri custodi allora hanno buttato     fine della nostra giornata non dimentichiamo mai, di
                   sale in grande quantità nelle pentole. E per quel gior-  esaminarci su ciò che abbiamo fatto di bene o di male,
                   no, per noi tutti è stato un giorno di digiuno completo.  e di ciò che di bene potevamo fare e non abbiamo
                   Qualche giorno fa mi hanno tolto un rene, soffro molto.  fatto. Ed ora vi prego di unirvi a me, per porgere alle
                     Domenica però, anche se la ferita è ancora aperta,    suore Cappuccine il nostro più fervido, sentito e vivo
                   per sollevare lo spirito dei miei compagni di prigio-   ringraziamento per aver avuto il coraggio di lasciarci
                   nia, mi farò portare in barella nella mensa, e così     il loro antico convento, e dare a noi la possibilità di
                   come tutte le domeniche, farò loro uno spettacolo di    raggiungere una formazione di vita cristiana e diven-
                   burattini. Quando, finita la guerra, Giuseppe raggiun-  tare portatori di bene e d’amore a tutti coloro che
                   se la nostra e sua città ho cercato in ogni modo, bus-  nella nostra vita avessimo avuto l’occasione d’incon-
                   sando a tutte le porte, chiedendo l’aiuto e la compren-  trare invocando su tutti noi, la benedizione di S.
                   sione degli amici politici, dei direttori generali dei  Bernardino e particolarmente la benedizione della no-
                   Ministeri competenti perché gli fosse riconosciuta fi-  stra Madre Celeste la Vergine Assunta, protettrice della
                   nalmente una pensione d’invalidità. Per anni abbiamo    nostra città, mi rivolgo ancora una volta, alle nostre
                   atteso inutilmente. Un pomeriggio, da Roma mi arri-     sorelle Cappuccine e chiedo loro umilmente ma insi-
                   vava un telegramma: la pensione è stata concessa.       stentemente di pregare per noi e per le nostre fami-
                   Prendo la bicicletta, quasi felice, corro a dare la no-  glie.”
                   tizia.  Arrivato alle case, così dette, del Duce, busso
                   alla porta dove Giuseppe abitava.  Ad aprirmi venne
                   suo padre. Lo vedo triste, molto triste; pensavo che gli  Guardare al lato buono
                   fosse di sollievo la notizia che stavo per comunicare   delle persone
                   ma lui, piangendo mi disse: “troppo tardi, Giuseppe
                   sta morendo”.  Ed ora, come sempre nei nostri incon-       Ogni volta che si ritorna a Torri del Benaco, nell’at-
                   tri, un pensiero tratto dal Vangelo, che per noi possa  mosfera di silenzio e di palese serenità del cimitero, è
                   essere oggetto di meditazione: Gesù, preso con sé Pie-  spontaneo riflettere sulla storia di un prete che ha la-
                   tro, Giacomo e Giovanni, salì sul monte a pregare. Or   sciato il segno, nella vita della Chiesa e del suo paese.
                   mentre pregava, il suo volto si trasfigurò e la sua     Parlando di lui bisogna “guardare al lato bello delle
                   veste divenne candida e sfolgorante. Ora Pietro e i     cose” – come diceva Papa Giovanni XXIII – “guarda-
                   suoi compagni videro la sua Gloria. Allora Pietro disse  re al lato buono delle persone”.
                   a Gesù  “Maestro è un bene per noi starcene qui, ora
                   costruiremo tre campane, una per Te, una per Mosè,         Se oggi a Carpi c’è un grande spazio disponibile
                   una per Elia”.                                          per un centro educativo, per un Oratorio dove genera-
                     Ma nel mentre così parlavano, una nube si levò, da    zioni di ragazzi sono ancora oggi accolti per crescere
                   cui furono coperti. Quando scomparve, Gesù, presi i     come uomini e come cristiani, il merito – bisogna ri-
                   tre discepoli ritornò a valle dove gli altri discepoli e  conoscerlo – è di questo infaticabile sacerdote che,
                   una folla di sofferenti l’aspettavano.                  con l’aiuto di Dio, ha realizzato “cose grandi”.
                     Anche noi, per qualche minuto, abbiamo ricordato
   43   44   45   46   47   48   49   50   51   52   53