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Una missione da compiere 63
e chiusi.
Anche volendo fare un’analisi dal punto di vista
cattolico, una realtà come quella oratoriana era la punta
più avanzata verso i mondi più distanti, verso quei
ragazzi che, per ragioni familiari, poco o nulla cono-
scevano della realtà ecclesiale: se c’era un luogo in cui
sensibilità e culture estranee al mondo cattolico pote-
vano entrare in contatto per la prima volta con questo,
quello era l’oratorio. Con lo sviluppo della città, negli
anni 70 e successivi, questo ruolo cominceranno a
svolgerlo le parrocchie di nuova costituzione che non
a caso in questa loro azione di apertura e incontro con
gli abitanti dei quartieri valorizzeranno in analogia con
l’oratorio gli spazi ludici e di svago.
Com’è giusto e naturale che sia l’oratorio è mutato
nel corso degli anni. Più nelle caratteristiche dei fre-
quentatori che in quelle strutturali. O meglio le secon-
de si sono adattate al cambiamento delle prime
I gruppi, sia quello scautistico che quello sportivo,
sono cresciuti in numero e rilevanza dell’attività. Sono
quelli della fine ‘60 e inizi ‘70, gli anni delle esperien-
ze collettive; anche a livello sociale più ampio le iden-
tità dei singoli trovano un luogo naturale di espressio-
ne e crescita nelle realtà associative del più diverso più intima sembra aver senso solo nell’esperienza di
tipo. Sono gli anni in cui anche la sfera individuale e gruppo. Nel mondo cattolico quelle esperienze riman-
gono tendenzialmente più strutturate nella logica pro-
pria di un’associazione ma non senza riflettere in sé le
prassi e le intonazioni più movimentistiche che vengo-
no dal mondo di “fuori”.
In quegli anni l’oratorio si apre, sempre attraverso
le associazioni, alle ragazze. Non poteva essere altri-
menti: se come sosteniamo, in virtù della sua natura di
spazio aperto, l’oratorio ha sempre avuto un ruolo di
avanguardia nelle dinamiche della pastorale per adole-
scenti, non poteva non aprirsi ai fenomeni dell’attua-
lità sociale e di costume. Non dimentichiamo che fino
ai primi anni 70 nella scuola dell’obbligo anche statale
le classi erano divise per sesso.
Nello scorrere degli anni, ancora una volta in co-
erenza con le svolte e le accelerazioni del costume e
delle pratiche sociali e culturali, si sviluppano di più
le attività di tipo culturale. Io credo che fra i molti
esempi che si possono fare nelle ricchissime vicende
della sua storia, a testimonianza di questa attenzione
alla cultura, sia obbligatorio citare la vivacissima e
partecipatissima stagione che è stata quella dei
cineforum. Io ho personalmente memoria di proie-
zioni stipatissime al cinema Eden per il ciclo, ad esem-
pio, su Hitchcock, che propose fra i primi dopo che

