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                     Vengo nel bosco ad ascoltare le vostre voci


                     Il momento più duro è la sera. Camminando lungo
                   i gradini della caserma e guardando il cielo qui sempre
                   magnificamente stellato… vengo tante volte in mezzo
                   al bosco ad ascoltare le voci e i canti dei miei ragazzi
                   uniti accanto al fuoco a dire assieme l’ultima preghie-
                   ra al Signore.
                     Questa notte ci sarà il grande gioco e mi piace ri-
                   costruirlo tra me e me per assaporare l’interrogativo,
                   il mistero e il silenzio di una notte che è sempre stata
                   tra le più belle, passate insieme sotto l’arco di un ponte,
                   rannicchiato sotto un telo al battere della pioggia…
                     Ho sentito anche delle difficoltà che si sono affron-
                   tate in questi 17 giorni e dell’impegno nel contempo
                   adoperato da tutta la squadriglia, ma è la coscienza di
                   aver fatto in questi giorni vissuti insieme del proprio
                   meglio ad offrire già di per sé la ricompensa migliore.

                                                                                                          Tino, tenente a Maddaloni
                     Dare uno scopo più alto a ciò che facciamo
                                                                           Dolci ricordi ritornano...
                     Passati i primi giorni, non senza un certo entusia-
                   smo per la novità di tutte le cose, la vita in caserma si
                   svolge sempre più monotona e uguale dal mattino alla
                   sera.
                     Se non diamo uno scopo più alto a ciò che faccia-
                   mo… se dei nostri sacrifici, delle nostre rinunce, delle
                   nostre speranze non sappiamo farne una degna offerta
                   al Signore… la vita militare sarebbe così triste e po-
                   vera che parrebbe una pena da scontare.




                     I ragazzi sono diventati una parte di noi stessi


                     Il ritorno dalla licenza è stato più duro di quanto
                   avessi pensato. Il rientro in caserma doveva farmi di-
                   menticare le belle giornate trascorse a casa per richia-
                   marmi bruscamente ad una disciplina cui non era fa-
                   cile abituarsi.
                     Qui comprendo tutto il valore del nostro stare insie-
                   me, del nostro lavoro educativo. Quando, senza che ci
                   siano altre spinte, riusciamo a raccogliere dai nostri
                   ragazzi quella stima e quell’amore che semplicemente
                   ci rivolgono solo perché li comprendiamo e diamo
                   loro fiducia.
                     Quando questo è il frutto di un lavoro che abbiamo
                   condotto tante volte, senza voler insegnare, ma nel-
                   l’unica convinzione che era giusto fare così, quando
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