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Nella vita di oggi                                                                                        195


             “Certo, io sono un sacerdote, e ho bisogno di ragaz-  di amicizia ed il particolare senso di appartenenza alla
          zi svelti e in gamba come voi.”                          grande famiglia scout. Ragazzi provenienti da tutte le
             “Qui c’è puzza di fregatura”, pensarono i quattro,    regioni d’Italia (ricordo gli sbandieratori di Siena, le
          “meglio trovare una scusa per andarsene.”                danze dei tirolesi, i sardi mammutones, i romagnoli di
             “Non temete”, proseguì il “prete” che pareva legge-   Re Gnocco e… i romani con  Andreotti) giocavano,
          re nei loro pensieri, “vi divertirete. Vi aspetto sabato  danzavano in un clima di fraternità mai prima speri-
          pomeriggio qui, per il primo incontro del Branco dei     mentato. Certamente quell’indimenticabile esperienza
          Lupetti.”                                                ha reso tangibili quei valori che hanno poi informato
             Rimasti con la bocca aperta per qualche secondo,      la nostra vita. Più di mille discorsi, quei volti aperti e
          non sanno cosa rispondere; nel frattempo don Nino è      quei sorrisi schietti lasciavano trasparire quello “stile
          già sparito in mezzo a un gruppo di ragazzi più grandi,  di vita scout” cui ancora facciamo riferimento quando
          tutti in uniforme, che urlano frasi incomprensibili.     “ci vogliamo capire”.
             “Branco, lupi, serpenti… Oh!! Ma cosa dice quel
          prete là? Non sembra neanche bello bianco…”                 Nel 1966. Un altro grande raduno regionale ad
             “Però è simpatico: guarda quanti ragazzi ha intor-    Alfero (Forlì) conclude il primo decennio di vita scout
          no.”                                                     del Carpi 1°... e dei nostri eroi (Cerghin compreso)
             E così ci cascarono tutti e quattro (chi prima e chi  che per l’occasione lanciano la belluina tradizione dei
          poi). Tutti nella rete di quello strano prete.           Totem (nome di battaglia che”colora” la fine del sen-
                                                                   tiero dell’esploratore e lo accompagnerà lungo la stra-
             A distanza di 50 anni quei momenti si stagliano       da del rover). Le celebrazioni per l’anniversario trova-
          ancora netti nella nebbia dei ricordi.                   no trionfale compimento nella messe di allori che tutte
             Proprio con le prime nebbie del 1956, io e Lino,      le squadriglie partecipanti al campo mietono in tutte le
          due cuccioli ribelli, iniziammo la nostra Pista nel Bran-  gare di  Tecnica, Espressione, Cucina, Pionieristica.
          co e l’avventura più entusiasmante della vita. La pri-      Al Fuoco di Bivacco dell’ultima sera di Campo, il
          mavera dell’anno successivo, nella chiesa di S.Maria     fior fiore dello scautismo regionale è riunito per ride-
          in Castello (la Sagra), pronunciammo la Promessa del     re, cantare, danzare ma soprattutto per ricevere il me-
          Lupetto sotto lo sguardo compiaciuto del “prete” che     ritato premio delle sfide (Talent-o-rama) che si sono
          chiamavamo Baloo.                                        succedute nelle giornate di Campo. Il Capo Campo,
             Non è stato semplice mantenere nel tempo la Pro-      raggiunto il centro del Cerchio mostra il prestigioso
          messa, anche se si è fatto del “proprio meglio”. Peral-  trofeo: una pietra incastonata in una piccola assicella
          tro le tappe della nostra “progressione personale” era-  di legno. Insomma, un sasso del vicino fiume Reno
          no inserite nell’“ambiente educante“ dell’oratorio e del  rappresenta l’Oscar per le diverse abilità espresse al
          gruppo Scout e scandite dalle molteplici attività        Campo. Le premiazioni diventano un elenco monoto-
          formative.                                               no di tutte le Squadriglie del Carpi 1°: “ per
             All’epoca dell’Oratorio Maschile Cittadino della fine  Pionieristica Sq. Sparvieri del Carpi 1°, per Cucina
          anni ‘50 ho partecipato con l’entusiasmo che l’am-       Sq. Leoni Carpi 1°, per… ecc. ecc”.  Agli applausi
          biente trasmetteva a chiunque entrava. Si viveva in      comincia ad associarsi qualche fischio d’invidia…
          concreto l’esperienza di cui don Bosco parlava a            Ma il clima ritorna subito fraterno e festoso all’an-
          Domenico Savio.  Amicizia, Gioia e Preghiera erano       nuncio di una rappresentazione melodrammatica offer-
          un modo di essere spontaneo che coinvolgeva tutti e      ta, neanche a dirlo, dal Carpi1°. Il Fuoco da campo si
          ciascuno.                                                trasforma in una piccola Arena di Verona. I nostri quat-
                                                                   tro si cimentano in una parodia dell’Otello cantando
             Trascorso circa un lustro, i nostri Quattro del parco  esilaranti romanze cucite assieme da un’improbabile tra-
          si ritrovarono ancora tutti uniti in un “cerchio di pol-  ma dove Otello è un carbonaio della bassa modenese
          vere” per una nuova avventura. La polvere non era più    che sorprende la rèsdora Desdemona intenta ad offrire
          quella del parco cittadino, ma quella sollevata da un    un piatto dei suoi tortellini ad uno sfaccendato Jago.
          migliaio di scout, riuniti alle pendici del monte Amiata,  Finale tragicomico, applausi scroscianti con cori im-
          al Campo Nazionale del 1962. Forse per la prima volta    provvisati sul tema “Oh te l’ho detto tante volte” decre-
          nella vita toccavano con mano una nuova dimensione       tano il successo immediato dell’opera e sanciscono l’in-
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