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                                                                           Enrico Bellentani, Carlo Alberto Medici
                                                                           e don Nino sul Careser.
                                                                           Si consultano le carte per ritrovare il sentiero






































                   proprio leggerissimi, da una calura quasi insopportabi-  un po’. Ci erano venuti incontro per aiutare quelli di
                   le e dalla assoluta carenza di acqua lungo il cammino,  noi ancora in difficoltà con un po’ d’acqua e soprattut-
                   elemento noto a tutti  già dalla partenza, ma che no-   to raccogliendo gli zaini di chi non ce la faceva pro-
                   nostante le scorte che ciascuno di noi aveva fatto, non  prio più.
                   ci impedì comunque di patire una gran sete. Soprattut-     Da lì a poco saremmo stati tutti insieme sui tavolacci
                   to perché, siccome non tutti erano così allenati alla   del rifugio Telegrafo a gustarci qualcosa di fresco come
                   fatica prolungata, le quattro ore di cammino previste,  giusta ricompensa per il traguardo raggiunto, compre-
                   si tramutarono in quasi otto.                           so un esausto don Massimo sorpreso anche lui a tran-
                     Fu in quella occasione che, per agevolare il cammi-   gugiare, con lo sguardo quasi fisso nel vuoto, un boc-
                   no delle “tre Grazie” (così erano affettuosamente no-   cale di birra gelido, sanissimo per quella occasione
                   minate le tre ragazze del Noviziato), fu inventato il   dopo la grande faticata.
                   cosiddetto “passo formica”, che altro non era che com-
                   piere microscopici passi, uno dopo l’altro, scanditi con
                   assoluta precisione  dal sottoscritto per evitare soste  Undici scout sulla Luna
                   continue e prolungate lungo la salita che avrebbero
                   certamente pregiudicato l’arrivo al rifugio in tempo       Ho voluto raccontare tre episodi della mia vita scout,
                   utile.                                                  tra i tanti che avrei potuto citare, uno dai primi anni di
                     E fu in quella stessa occasione che, ad alcuni tor-   vita in  Associazione, uno quando già avevo assunto
                   nanti dalla meta, quando ormai il rifugio sembrava      responsabilità di educatore dopo aver terminato la
                   vicino, ma, come spesso accade, non arriva mai, chi     formazione come Capo, ed uno ancora, degli ultimi
                   più era in difficoltà salutò come una vera e propria    anni, quando ho ripreso con entusiasmo a fare servi-
                   liberazione l’arrivo di “due stambecchi”, i nostri Enri-  zio, richiamato per dare un contributo  al Carpi 1,
                   co e Paolo, che zampettavano giù per il sentiero, senza  dopo una pausa di qualche  anno dall’impegno attivo.
                   più zaino, già appoggiato al rifugio raggiunto ormai da    Tutti e tre, seppure in modo diverso, mi pare pos-
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