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I fatti e gli eventi                                                                                      141


          largamente studiato da sociologi e ope-
          ratori del sociale. E poi un luogo in
          cui si incontrano adulti educatori, pre-
          senze amiche e testimoni di un proget-
          to di valori e di proposte di vita buo-
          na; volevamo connettere l’esperienza
          del centro giovanile con la vita quoti-
          diana, non una esperienza fuori dalla
          vita concreta, non un tempo organiz-
          zato da altri ma un tempo di progetta-
          zione, un tempo di amicizia, di appren-
          dimento. Un luogo aperto ai giovani
          della “normalità” piuttosto che tarato
          solo sul disagio più estremo L’ultima
          sfida si doveva organizzare uno spazio
          di qualità, con buone attrezzature, un
          luogo ben fatto e ben tenuto, una sala
          lettura, un sala per gli audiovisivi,
          computer, bacheche per i messaggi.
             L’esperienza partì con entusiasmo
          e tante speranze. Gli intoppi successi-
          vi furono tanti: l’impossibilità a gesti-
          re una struttura aperta tutti i giorni
          fino a sera con il solo volontariato,
          problemi di rumorosità e disturbo pro-
          vocata dalla musica e dal bar. E una
          sottovalutazione, come accade nei no-
          stri ambienti per troppa generosità
          degli aspetti economici e gestionali. Il
          gruppo di animatori di adulti si assot-
          tigliò nel tempo e costrinse la fonda-
          zione a rivedere il progetto e a ridi-
          mensionarlo nelle sue prospettive. Che
          rimangono ancora attuali e profetiche.



             Nuove proposte pastorali ed
          educative, ma differenziate dalla pri-
          ma, sono in atto all’oratorio, sotto la
          guida di don Massimo Dotti, per con-
          tattare i cosiddetti “lontani”, tutti colo-
          ro che dopo la cresima hanno abban-
          donato la comunità cristiana (Progetto
          Kairos).
             E’ doveroso ogni tentativo d’approc-
          cio. La missione della Chiesa non si
          ferma, per offrire ai “perduti” la possi-
          bilità del “ritrovamento”, di un rinno-
          vato, gioioso, incontro con Cristo.
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