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Nel dono di un servizio                                                                                   161


             Con gli anni maturò il senso di responsabilità. Si    molte porte non si aprono!
          fece geloso del mazzo di chiavi che gli era stato affi-
          dato, e diventò sempre più difficile farsi aprire qual-     Ora ha raggiunto la pensione. Per metterlo in grado
          che porta “senza il benestare del Direttore”.            di poterne usufruire era stato regolarmente assunto al
             Sembrò rendersi conto di contare qualcosa, e alcuni   cinema come affissatore e addetto alle pulizie.
          suoi atteggiamenti provocavano a volte l’attacco di-        Ha raggiunto la pensione… ma chi gli potrà toglie-
          vertito dei ragazzi che - come si sa – si divertivano da  re dalle mani il “suo” pesante mazzo di chiavi?
          matti alle sue violente reazioni, accompagnate da mi-       A casa sua, all’ora dei pasti, l’attende puntualmente
          nacce che paura non facevano. Non accettava – nono-      la moglie Elena, anche lei di poche parole che sa in-
          stante l’umiltà delle sue doti – d’essere considerato    tercalare con rapide risate. E’ diventata madre di un
          uno zimbello. Sentiva in qualche modo la sua dignità.    bambino e una bimba che le istituzioni le hanno aiu-
             Sono passate all’oratorio, dal 1953, generazioni di   tato a crescere.
          ragazzi, si sono succeduti direttori, capi scout, catechi-  E’ storia di persone “ultime” da mettere nell’elenco
          sti e un numero considerevole di collaboratori.          dei collaboratori dell’oratorio.
             Ma lui, Alfredo, è ancora lì, con il suo pesante mazzo   Anche le persone umili lasciano sempre – piccolo
          di chiavi, ad aprire e chiudere… e tutti lo chiamano a   o grande – un segno di disponibilità e di amore che
          gran voce perché si è fatto sordo… e senza di lui        solo Dio conosce.













                                                                      Un debole l’aveva. Gli sapeva fatica coprire i pavi-
                                                                   menti. “Se pulisce po’”, rispondeva a chi gli faceva
                            Primo                                  osservare che, per risparmiare fatica, era opportuno
                                                                   stendere teli a protezione.
                       «Se pulisce po’»                               Non si sa perché, ma venne anche all’oratorio per
                        (dopo si pulirà)                           offrire la sua disponibilità e si capì subito la sua fatica
                                                                   per “tirare avanti”. Primo si rese contro che, in un
                                                                   ambiente così vasto e bisognoso di rifacimento, anche
                                                                   per lui lavoro ce ne poteva essere. E così fu.


                                                                      Fu messo alla prova e i risultati furono buoni. Per
             “Se pulisce po’ ” è un’espressione veneta che ricor-  chi amministrava l’oratorio, in quegli anni di “magra”,
          reva frequentemente sulla bocca di Primo: un altro       un imbianchino che si accontentava poteva far como-
          “pittoresco” personaggio che ha lasciato il segno nel-   do.
          l’ambiente oratoriano delle origini.                        In seguito si scoprì che aveva “buone mani” per
                                                                   lavorare il legno, per fare riparazioni murarie, per curare
             Faceva l’imbianchino e se la cavava bene. Attrez-     le piante e tante altre cose… da essere considerato, in
          zatura e mezzi per esercitare la sua professione ne      qualche modo, un uomo mandato dalla Provvidenza.
          aveva pochi: un secchio e due pennelli, uno grande e        In poco tempo all’oratorio si sentì di casa.
          uno piccolo per le rifiniture. Il più delle volte chiedeva  Compensato per i servizi che faceva ma anche vo-
          ai suoi clienti di procurarsi il materiale per tinteggiare,  lontario nel collaborare con gli scout nell’allestimento
          e calce o a tempera nei colori desiderati. Normalmente   delle sedi, orgoglioso di fare il maestro, l’istruttore,
          patteggiava sul prezzo del lavoro, ma finiva sempre      per insegnare ai ragazzi le tecniche più elementari. E
          per accontentarsi.                                       si trovava a proprio agio perché a mettere “in ordine”
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