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                   limitarsi al semplice nozionismo, anche se raggiunto
                   con formule didattiche moderne, ma divenire educa-
                   zione alla vita cristiana.
                     Gesualdo Nosengo, illustre pedagogista, affermava
                   che il fanciullo non deve considerarsi un sacco da riem-
                   pire suo malgrado, ma un fuoco da suscitare, un germe
                   da sviluppare liberamente verso la vita, perché il fan-
                   ciullo trova felicità nell’agire. Per cui l’azione è biso-
                   gno e felicità, mentre l’inazione passiva è sofferenza.
                     Fin dai primi anni, come si evince da quello che fin
                   qui è stato detto, ci fu la volontà di svolgere una
                   catechesi ordinata, sistematica e vitale.
                     Vitale: perché fosse risposta ai problemi della vita;
                     perché si celebrava nella liturgia;
                     perché praticamente veniva suggerito di viverla al-
                   l’oratorio, ma anche fuori: in famiglia, fra gli amici,
                   nel gioco, nella scuola.


                     Allo scopo veniva ogni settimana preparata la cele-
                   brazione dell’Eucaristia in Cattedrale con frequenti
                   riferimenti alla vita oratoriana.
                     Si organizzavano straordinarie manifestazioni di pre-                  Mons. A.Bellini, arciprete della Cattedrale,
                   ghiera e d’azione come la Missione dei Ragazzi.                      consegna il primo premio a Brunetto Salvarani.
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