Page 19 - don nino 70 ordinazione
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il travaglio di passività e di indifferenza che attraverso
qualche comunità ecclesiale; una china di relativismo
e di incertezza che rende più problematiche scelte di
stabilità e il “per sempre”. Non ho segreti da comunicare
e non ho molte occasioni per dialogare con aspiranti al
sacerdozio. So che non è facile farlo per i condizionamenti
posti spesso dal modo di sentire e di vivere del nostro
tempo. La fedeltà, la stabilità delle relazioni, il “per
sempre” generano interrogativi e perplessità ai quali
non è facile dare risposte esaustive. Mia madre che era
dotata di semplice e naturale saggezza (ai suoi tempi era
già un privilegio arrivare alla terza elementare) parlando
della stabilità coniugale, mi diceva: “Nel matrimonio
bisogna volersi sinceramente bene fin da principio e nelle
difficoltà pensare all’altro prima che a se stessi. Quando
due si separano definitivamente forse vuol dire che non si
sono mai profondamente amati”. Ci sono molte analogie
con il sacerdozio. La vocazione al sacerdozio è un dono
tanto bello che non lascia spazio per pensare ad altro.
Io per grazia di Dio l’ho vissuto così. Da sempre. Se ami
ciò che è veramente bello, se hai un cuore grande per
viverlo, il sacerdozio è una bellezza che non finisci mai
di scoprire. Una bellezza che non appaga soltanto i sensi,
ma, in pienezza, la profondità dell’anima.
Hai ricordato prima che il tuo è stato un ministero
sacerdotale vissuto per decenni a servizio dell’educazione
dei giovani. Sempre nel ricordino della tua ordinazione
mi ha colpito il riferimento al “generale smarrimento
delle coscienze”. Oggi si parla di emergenza educativa,
cambiano i tempi e le situazioni ma c’è sempre di fondo
l’urgenza di dare un senso vero e profonda alla propria
esistenza. A quale modello ti sei ispirato? Che consigli
daresti ai genitori e agli educatori?
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